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Il complesso Conventuale S.S. Trinità, con l'annessa Chiesa di Sant'Antonio, sorge sulla collina al confine nord-est di Eboli. Nel 1490 i Frati Minori Osservanti, detti anche Zoccolanti, edificarono un imponente complesso conventuale, ottenendo dal papa Innocenzo VIII di poter utilizzare la piccola Chiesa S.S. Trinità de Turello, già parrocchia dal 1172. Dal quel momento ebbero inizio varie fasi di ampliamento della chiesa e molte famiglie nobili, ebolitane e non, acquistarono il diritto ad avere una cappella e una sepoltura nella chiesa. In una delle cappelle viene posta la miracolosa statua di S. Antonio da Padova, che oggi identifica la Chiesa.
Il portale d'ingresso, in pietra di Eboli, è del 1558. E'inserito in un motivo ornamentale di due colonne a mezzo tondo, poste su basi in stile dorico, sulle quali si imposta un fregio che rappresenta lo stemma francescano. L'opera presenta similitudini con il portale di S. Maria delle Grazie a Eboli ed è addirittura sovrapponibile a quello di S. Maria della Pace a Montecorvino Rovella. Quest'ultimo fu eseguito dal lapicida Verderosa e dunque il portale di S. Antonio è ascrivibile allo stesso maestro. La chiesa, una delle più grandi di Eboli, è a pianta rettangolare,a tre navate. In corrispondenza dell'entrata è situata la cantoria, in legno decorato, con archi, realizzata da Diego Foti da Sicignano nel 1768, come attesta la scritta circolare sulla costruzione. La cantoria sostiene l'organo, che, in tempi piuttosto recenti, veniva suonato dal poeta e musico ebolitano Felice Cuomo. Il pavimento è in ceramica maiolicata, di scuola vietrese, e fu donato alla chiesa dal popolo ebolitano nel 1914. La navata centrale, più alta delle laterali, è coperta da una volta a botte ed è decorata da un affresco commissionato dalla famiglia Genovese al pittore Desiderio Costantino nel 1802. L'affresco rappresenta uno dei miracoli di S. Antonio: una mula si prostra davanti al Santissimo Sacramento che il santo le mostra, ignorando la biada che le viene offerta.

La Chiesa è a pianta rettangolare a tre navate. La navata centrale, più alta delle laterali, è coperta con volta a botte affrescata. I fianchi della navata sono scanditi da arcate a tutto sesto impostate su pilastri a pianta quadrata decorati con le sene e i capitelli in stile corinzio. Dopo l’arco trionfale vi è il presbiterio a pianta quadrata con cupola ribassata. Le navate laterali sono delimitate da arcate a tutto sesto, impostate su pilastri decorati da lesene e capitelli in stile corinzio. Le navate si presentano con volte a crociera e hanno sei altari per lato, con varie lapidi funerarie, appartenenti alle famiglie nobili che ne avevano acquistato il diritto.
Gli altari della navata di sinistra:

  • 1° - dedicato alla divina Pastorella
  • 2° - in marmo policromo con tabernacolo in legno. Sull‟altare è posta la statua di S. Pasquale Baylon, del XVIII sec. I pilastri corrispondenti sono gli unici ad essere uniti da un transetto in marmo e presentano due cenotafi in altorilievo in marmo, raffiguranti i primiceri della famiglia Pisciotta.
  • 3° - presenta un quadro raffigurante S. Alfonso Maria de' Liguori.
  • 4° - ospita una tela raffigurante la Madonna del Monte Sueva, donata dal pittore Mario Bergamo.
  • 5° - presenta un gruppo ligneo dedicato all'arcangelo Raffaele, restaurato nel 1978 da T. Gentile; l'altare presenta un'apertura in alto per l'entrata della luce. Il gruppo comprendeva anche un S. Tobiolo.
  • 6° - contiene l'immagine della Madonna di Vladimir: l'altare ospitava una tela raffigurante S. Anna, di Emanuele Pasabi.



Dopo questo altare vi è la porta che conduce all'organo in legno policrono, opera di gran pregio, scolpito nel 1768 attribuito a Diego Forte di Sicignano. Più all'interno della navata vi è un altare con una tela dedicata a San Francesco di Sales, detto San Francesco dei pensieri. Si accede poi ad una cappella più ampia: nella nicchia a sinistra c'è la statua della Madonna della Libera; di fronte è presente una pittura muraria dedicata sempre alla Madonna della Libera, eseguita dal pittore Capozzoli. Nella nicchia a destra vi è la statua di S. Antonio in Gloria; questa è la statua che viene portata in processione il 13 giugno. Il transetto in marmo policromo, donato alla chiesa dal popolo ebolitano, come testimonia l'iscrizione sul pavimento, introduce l'arco trionfale, sotto il quale compare ancora una volta, lo stemma francescano. Sotto la volta absidale vi è l'altare maggiore, in marmo. Su di esso è collocata una tela raffigurante S. Maria Assunta, copia della preziosa tela del Sarnelli. Nella navata centrale, sul pavimento, è collocata una lapide funeraria della famiglia Genovese, con lo stemma policromo, raffigurante tre torri coronate e un leone rampante. Lo stesso stemma è visibile sull'affresco della volta.

Navata destra (dall'altare maggiore all'uscita): nella cupola più interna è presente una statua lignea di San Michele Arcangelo e in alto un piccolo affresco riproduce la stessa scena. Proseguendo vediamo la porta che conduce alla sagrestia e un confessionale, dietro al quale vi era la porta di accesso al convento. Gli altari della navata di destra:

  • 1° : ospitava una tela del Sarnelli con la crocifissione di Gesù. Ora accoglie una tela di Bergamo che riproduce sempre la crocifissione.
  • 2°: presenta la statua di S. Rosa da Viterbo.
  • 3°: conserva un quadro che raffigura Gesù Misericordioso.
  • 4°: è un altare privilegiato, come attesta la scritta, e ospita la statua di S. Francesco d'Assisi.
  • 5°: è un altare in marmo policromo ed è dedicato a S. Antonio di Penitenza. Due medaglioni ai lati della statua raffigurano S. Giacomo della Marca e S. Bernardino da Siena. La statua del santo, molto antica, è legata ad un evento prodigioso, citato in un manoscritto del 1693 di Padre Bonaventura Tauleri d'Atina: un nobile della famiglia Marcangioni, avendo prestato una somma di denaro per dei lavori nel convento, ne chiedeva la restituzione. Il padre guardiano, non avendo il denaro, pensò di far collocare la statua del santo nella cappella dei Marcangioni, estinguendo così il debito. Tanto il Marcangioni, quanto la moglie furono molto soddisfatti di questa soluzione. Durante la notte, però, il santo apparve per tre volte ai coniugi e con tono minaccioso, intimò loro di far riportare la statua al suo posto, altrimenti sarebbe stato un male per tutta la famiglia. I Marcangioni, atterriti dalle minacce del santo, il giorno dopo fecero riportare subito la statua alla sua cappella e la somma di denaro fu lasciata in dono al convento. Da allora la statua di S. Antonio in Penitenza non è stata mai più mossa dal suo altare e in processione viene portata la statua di S. Antonio in Gloria.
  • 6°: Ospita l'opera di maggior pregio: è un dipinto su tavola del 1574 del pittore ebolitano Giovanni Luca Luce e raffigura la Madonna con Bambino tra i santi Pietro, Paolo, Girolamo e Berniero. La tavola presenta un paesaggio identificabile con la città di Eboli con, in primo piano, il complesso conventuale di S. Antonio.



Il Convento, annesso alla chiesa della S.S. Trinità, conserva quasi intatta la primigenia impostazione rinascimentale, nel rispetto degli ideali francescani di semplicità e povertà. Un manoscritto del 1600 dice che il convento "è molto bello, formato dal pianerottolo dove si trovano le cucine, dispense, refettorio, sala del capitolo e dai tre dormitori del piano superiore, con una ventina di stanze". Impostato su pianta quadrata, si sviluppa su due livelli. Attraverso un portale, situato accanto l'entrata della Chiesa, si accede al chiostro, delimitato su quattro lati da un portico coperto con volte a crociera. Questo convento partecipava alla vita di Eboli e talvolta vi si radunò il popolo per eleggere il sindaco. Nel 1806 il Convento fu occupato dalle truppe francesi e soppresso. La Chiesa fu riaperta nel 1811, grazie alle pressanti richieste al Re, del clero e dei cittadini di Eboli. Nel 1818 i padri riaprirono anche il convento fino alla soppressione definitiva del 1866, quando dal demanio fu ceduto al Comune di Eboli che riservò un’ala ai Pii Padri osservanti perché si occupassero della chiesa. Essi continuarono a prestare la loro opera in campo spirituale e sociale fino al 1908. I locali furono acquisiti dal Comune e trasformati per uso della Scuola Pratica di Agricoltura, poi diventata Istituto Tecnico Agrario, e dal 1992 sede del Liceo Artistico Statale Carlo Levi. Attualmente ospita il M.O.A. - Museum of Operation Avalanche.

Dalla sacrestia della Chiesa si accedeva al vasto ambulacro, sormontato da volte a crociera, e nel chiostro. Sulle pareti interne del chiostro si sviluppa un vasto ciclo decorativo, appartenenti all'originaria decorazione tardo cinquecentesca, e raffigurante episodi tratti dalla vita di San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova, attribuiti al pittore ebolitano Ottavio Paparo.
Il ciclo decorativo è stato portato solo parzialmente alla luce da un meticoloso restauro nel 2002. Gli affreschi riportati alla luce raffigurano in ordine:

  • - Il crocifisso della chiesa di S. Damiano che parla a Francesco (lunetta n.5)
  • - Francesco offre il denaro al prete di S. Damiano (lunetta n.6)
  • - La persecuzione di Francesco da parte del padre (lunetta n.7)
  • - La rinuncia ai beni paterni (lunetta n.8)

Altri affreschi, non restaurati, sono presenti sulle pareti del refettorio e rappresentano scene della salita al Calvario. Il chiostro è composto da 10 archi che si mantengono su 20 colonne. Le colonne terminano con capitelli di ordini diversi, e da questi partono gli archi con al centro lo stemma delle famiglie nobili ebolitane che avevano contribuito alla costruzione del convento.

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