Originario di Buccino, l’antica Volcei, è stato tra i più noti grecisti al mondo e uno dei maggiori papirologi italiani del Novecento.
Marcello Gigante nacque il 20 gennaio 1923 a Buccino, cittadina che domina la valle del Sele, a cui rimase sempre molto legato e dove si adoperò per la fondazione del Museo Archeologico Nazionale di Volcei, oggi a lui intitolato. Ottavo di nove figli, dopo aver frequentato il ginnasio a Eboli (Comune che gli conferirà la cittadinanza onoraria ed a lui è intitolata l'Aula Magna dell'I.I.S. Perito-Levi) e il liceo a Sala Consilina, si iscrisse all’Università Federico II di Napoli dove si laureò in Lettere Classiche, con Vittorio De Falco, discutendo una tesi su “Le Elleniche di Ossirinco” di cui fu correlatore Giovanni Pugliese Carratelli che, con Adolfo Omodeo, considerava suo maestro e con il quale collaborò negli anni dell’entusiasmo nel dopoguerra, anche con il sostegno di Benedetto Croce che aveva appena dato vita all’Istituto Italiano per gli Studi Storici.
Mostrò interesse e disponibilità verso la scuola, per tutta la vita, aprendo un dialogo con i giovani allievi che visse con dedizione quasi religiosa: insegnante di latino e greco presso il Liceo Classico Antonio Genovesi di Napoli, fu docente di Filologia bizantina all’Università di Napoli dal 1953 fino al 1960. Sin da questo periodo la sua attività scientifica rivela una molteplicità di interessi: dagli storici, ai poeti, al teatro, agli oratori, senza distinzione tra testi greci e latini. Gli era già ben presente la concezione della unità della civiltà classica che fu a fondamento della sua ricerca. Nel 1960 sposa Valeria Lanzara - che era stata sua eccellente alunna al "Genovesi" - e fu chiamato all'Università di Trieste dove insegnò Filologia bizantina e Storia della Filosofia antica e, successivamente, fu preside della facoltà di Lettere e artefice del conferimento della laurea ad honoris causa a Giuseppe Ungaretti. Tornato a Napoli nel 1968, vi insegnò Grammatica e Letteratura greca e latina. Nell'ateneo della Federico II ricoprì anche la cattedra di Papirologia ercolanese, da lui stesso istituita.
Considerato tra i maggiori grecisti al mondo, fu in realtà un "antichista" nel senso più ampio del termine, proponendo decisivi contributi storico-filologici anche nel campo della letteratura latina e della ricezione dei classici nelle letterature moderne. Autore di oltre 700 pubblicazioni, tra i pochi contemporanei a spaziare da Omero a Bisanzio, come i grandi filologi tedeschi dell'Ottocento, profuse il suo impegno e le sue energie per una diffusione della cultura classica non limitando il suo magistero ai confini accademici. Alle sue ricerche fu riconosciuto un prestigio internazionale, rivestì l'incarico di presidente dell'Associazione Italiana di Cultura Classica ed ottenne una laurea ad honoris causa dall'Università di Atene.
Il prof. Gigante fu certamente il maggior esperto nella interpretazione dei papiri ercolanesi, al cui studio dedicò gran parte della sua vita. A Napoli dispiegò le sue doti organizzative nella creazione di un retroterra istituzionale e culturale che vedesse il nascere e il consolidarsi di una tradizione scientifica votata allo studio dei papiri provenienti dalla città di Ercolano. Tappe di questa sua azione furono la fondazione del Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi (C.I.S.P.E.) nel 1969 e, due anni dopo, l'istituzione dell'insegnamento di Papirologia ercolanese nell’ateneo della Federico II. Potenziò inoltre l'Officina dei Papiri ercolanesi che ha sede nella Biblioteca Nazionale di Napoli, a Palazzo Reale, dotandola di una moderna strumentazione per la lettura e conservazione dei papiri carbonizzati. L'Officina, oggi a lui intitolata, dispone di un archivio digitale dell'intera biblioteca ercolanese, ottenuto con tecniche di imaging multispettrale e costituito da oltre 35.000 foto digitali di qualità.
Il suo studio più importante è probabilmente “Nomos Basileus”, primo fondamentale esempio della sua concezione della Filologia quale «scienza dello spirito», apparso a Napoli nel 1956. Nel 1977 pubblicò con W. Schmid il “Glossarium Epicureum” di H. Usener e, nel 1979, ha edito il “Catalogo dei Papiri Ercolanesi”. Tra le sue numerose pubblicazioni, “Scritti sulla Civiltà letteraria bizantina” e “Scetticismo ed Epicureismo” del 1981 e “Filodemo in Italia” del 1990. È stato fondatore e direttore della rivista “Cronache Ercolanesi”, ha diretto le serie “La scuola di Epicuro” e “La scuola di Platone” ed è stato condirettore delle riviste “La Parola del Passato” e “Studi Italiani di Filologia Classica”.
Il 9 gennaio 1988, in occasione della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria a Buccino, le sue parole di gratitudine furono: «Il paese natio è l’aria di cui abbiamo bisogno fino alla morte ma è soprattutto il confine, il limite, la frontiera che dobbiamo superare; è l’invito ad andare verso il mondo, a viaggiare nell’universo, ad amare la conoscenza, la scienza in qualsiasi forma a noi piaccia». Della sua terra aspra e reticente, Marcello Gigante aveva preso le impronte. Amava ripetere "io vengo dalla civiltà contadina" ma ad un letterato che aveva firmato 700 pubblicazioni con mani unte da inchiostro, non credeva nessuno. Contadino no, ma amico riconoscente dei lavoratori curvi al tramonto, certamente sì.
Morì a Napoli il 23 novembre del 2001, lasciando in eredità un grande contributo che il Mezzogiorno ha dato alla cultura nazionale: non solo ai suoi lavori sulla civiltà della Magna Grecia ed al suo straordinario impegno scientifico e organizzativo per la promozione dello studio dei papiri ercolanesi - che hanno acquisito la dignità che meritavano negli studi del settore - ma anche alle indagini da lui promosse sulla storia degli studi classici nel Sud Italia.
Vito Leso