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Borgo Antico di CampagnaDistanza: 10 Km

I primi insediamenti umani certi sul territorio si hanno a partire dal IV sec. a.C., quando le popolazioni autoctone vennero a contatto con coloni greci (Turii - Sibariti), come testimoniano i ritrovamenti di numerose tombe alla località Piantito e Palazza e nelle zone dell'Alto Sele (Tuori e Saginara). Nel 1518 Papa Leone X concesse al nucleo abitato il titolo di "Città". Nel 1525 con Clemente VII viene costituita la diocesi di Campagna ed in seguito sorsero vari edifici religiosi e monumenti. Da visitare nel borgo antico: la chiesa ed ex convento di S. Bartolomeo, Castello Gerione, chiesa della Concezione, chiesa Ss. Filippo e Giacomo, la Cattedrale, S. Spirito, La Maddalena, Palazzo di Città, Palazzo Pironti, Palazzo Vescovile, Sant'Antonio.

 

Numerose le manifestazioni enogastronomiche e di folklore che animano nell’arco dell’anno Campagna: "I Fucanoli" e "'A Chiena" sono due eventi di particolare importanza per la vitalità del centro storico e per l’offerta di spettacoli e kermesse che la città offre ai turisti, rispettivamente nel mese di gennaio e in agosto. Nel primo caso ci troviamo di fronte alla celebrazione di S. Antonino, patrono di Campagna, con relativa processione religiosa ed il centro cittadino che si ravviva del fuoco dei citati "Fucanoli", cioè delle pire di legna, che vengono arse nei diversi quartieri cittadini (casali) e, tra il crepitio e il fumo dei fuochi, si allestiscono invitanti punti di ristoro, dove si possono degustare le specialità culinarie locali, in un contesto di suggestiva atmosfera invernale, resa accogliente e calda dai fucanoli, dalla ospitalità degli abitanti e dai canti e balli tipici del territorio campagnese. "'A Chiena" è invece la festa dell’acqua, si tiene nel mese di agosto e consiste nel deviare il corso del fiume Tenza nelle strade del centro storico dando così la possibilità ai turisti e agli abitanti locali di rinfrescarsi del caldo estivo attraverso giochi d’acqua, la “secchiata” e assistere alle manifestazioni artistiche che sono legate al tema della chiena o che si svolgono all’interno dell’acqua stessa.



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Grotta di San Michele ad Olevano sul TuscianoDistanza: 15 Km

La Grotta di San Michele Arcangelo, conosciuta anche come "Grotta dell’Angelo", è una cavità naturale situata sul versante occidentale del Monte Raione nel comune di Olevano sul Tusciano. Vi è ubicato all'interno un complesso religioso del IX - X secolo. La particolarità del sito è la presenza al suo interno di una struttura religiosa complessa e di particolare rilevanza storica, composta da cinque edifici di notevole pregio denominati martyrion, una Basilica ad aula unica con affreschi di epoca longobarda, due edicole votive con cortile, una chiesa e un oratorio. Oltre all’opera dell’uomo, la Grotta dell’Angelo di Olevano è tra i luoghi naturali più belli e suggestivi di Italia: stalagmiti, stalattiti, l’oscurità degli spazi strettissimi che si aprono di colpo in slarghi eccezionali e luminosi che in certi tratti arrivano a una profondità fino ai 40 metri. Un vero e proprio capolavoro della natura. Questo grandioso complesso monumentale è stato riconosciuto da prestigiosi enti mondiali tra i patrimoni storici più belli. Il World Monument Funds ha provveduto ad inserirlo in una speciale classifica dei 100 più importanti monumenti al mondo a rischio e da salvare.



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Oasi WWF di PersanoDistanza: 20 Km

L'Oasi WWF di Persano è una zona di protezione situata all'interno della Riserva naturale Foce Sele-Tanagro, sito d'Importanza Comunitaria, e si estende per circa 110 ettari, nella parte alta della Piana del Sele, tra i Comuni di Serre e Campagna, al vertice interno della pianura che a forma di ventaglio si apre verso il mare fra i Monti Picentini e i Monti Alburni. L'area è conosciuta soprattutto per la presenza della lontra, splendido e raro mammifero terrestre a rischio in Italia, simbolo dell'Oasi Le acque del Sele, con i vicini affluenti, ospitano una delle popolazioni più importanti di questa specie. L’Oasi e la confinante Tenuta Militare di Persano, un tempo cascina di caccia dei Borboni, formano una grande isola verde le cui caratteristiche naturali si sono mantenute pressoché inalterate. L’invaso è circondato da ambienti molto vari come il bosco igrofilo (salice, pioppo nero, pioppo bianco ed ontano nero), il prato allagato (narcisi, pratoline, ranuncoli, gladioli selvatici, orchidee selvatiche), la foresta ripariale (felci, equiseti e giglio d'acqua), il canneto e le aree palustri (cannuccia, tifa, sparganio e giunco). Nel tratto collinare si estendono ampie zone di macchia mediterranea, bosco ceduo e prati naturali.

L'intera area è riccamente popolate di animali come la puzzola, la donnola, il tasso, la volpe ed il cinghiale, oltre la lontra. Ma l'oasi costituisce soprattutto un riparo ed un punto di ristoro per gli uccelli, trovandosi sulla rotta principale degli uccelli migratori che si spostano periodicamente tra l'Africa ed il Nord-Europa. Il bacino e le zone circostanti offrono abbondanti e facili opportunità di cibo agli uccelli migratori grazie alla enorme quantità di insetti, rettili ed anfibi ed alla fauna ittica (il cavedano, l'anguilla, la tinca, il barbo, la carpa, il vairone e la rara lampreda). Tra gli uccelli, in primavera, sono presenti la garzetta, l'airone rosso e l'airone cinerino, la nitticora, la sgarza ciuffetto, le anatre tuffatrici, la gallinella d'acqua, il porciglione e la folaga, tra i rapaci ci sono il gheppio, lo sparviero, il nibbio bruno e la poiana, mentre nei mesi invernali il falco pellegrino. Essendo l'area protetta posta lungo le rotte di migrazione dell’avifauna, fa parte dei siti Rete Natura 2000. L'Oasi, aperta tutto l'anno, dispone di un centro visite con annesso una ricostruzione per fini didattici, di un villaggio del Paleolitico. Il percorso naturalistico si sviluppa su due sentieri-natura: il sentiero lungo la sponda sinistra di circa 1 km e un secondo percorso di 400 m. Lungo tutto il percorso sono presenti otto capanni di osservazione. Altri due punti di osservazione sono ubicati sulla riva destra del Sele, uno nella zona industriale di Campagna e un altro presso la foce del fiume Tenza, affluente del Sele.



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Area archeologica di Paestum Distanza: 25 Km

Paestum, che in età greca era chiamata Poseidonia, venne fondata agli inizi del VI sec. a.C. da Achei provenienti da Sibari che si stanziarono nella fertile pianura a Sud del Fiume Sele; alla fine del V sec. a.C. la città venne conquistata dai Lucani e nel 273 a.C. divenne colonia latina. Oggi è possibile visitare un’ampia zona, dall’incantata atmosfera, divisa in tre aree: due sacre, il santuario settentrionale e quello meridionale, ed una pubblica al centro, prima Agorà greca e poi Foro romano. Nei due santuari sono visibili tre templi dorici, splendidamente conservati: a Nord il tempio di Cerere, dedicato ad Athena, a Sud la Basilica, tempio di Hera e il tempio di Nettuno sacro forse ad Apollo. La città antica è circondata dalle mura con quattro porte in corrispondenza dei punti cardinali (Porta Aurea a nord, Porta Giustizia a sud, Porta Sirena a est, Porta Marina a ovest), datate tra la fine del IV a.C. e l’epoca della colonia latina (III secolo a.C.).

 

All'interno delle imponenti mura classiche che cingono l'intero complesso, sorge Il Museo Archeologico Nazionale di Paestum che raccoglie gli eccezionali reperti provenienti dalla città e dal territorio di Poseidonia-Paestum: dalle suppellettili preistoriche ai corredi funerari della città lucana, dai resti architettonici e scultorei alle terrecotte. Una parte del museo è dedicata alle sculture arcaiche relative al famoso ciclo di metope dell'Heraion di Foce Sele, dove oggi sorge il Museo Narrante di Hera Argiva. Di straordinario interesse sono le lastre tombali dipinte, tra cui la più celebre è la Tomba del Tuffatore del 480 a.C., a cui si aggiunge il ciclo delle tombe dipinte di epoca lucana. La Tomba del Tuffatore (rinvenuta nel 1968) comprende cinque lastre affrescate. Quattro di esse che compongono la cassa sono dipinte e raffigurano un Convivio o Banchetto funerario. Il capolavoro è la quinta lastra, quella di copertura su cui è rappresentato in una felice astrazione il Tuffatore, disegnato con un tratto essenziale e puro. L'opera pittorica, realizzata da un raffinato artista greco del 480 a.C., risulta attualmente l'unico esempio di pittura greca nella Magna Grecia e nell'Oriente greco. Una nuova sezione del Museo accoglie reperti risalenti all'epoca romana, tra i quali notevoli esempi di staturia, un tesoretto di denari d'argento e importanti documenti epigrafici.



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Contursi TermeDistanza: 25 Km

Contursi Terme è conosciuta fin dall'epoca romana per le sue acque termali, ancora oggi tra le più prodigiose del mondo. Già Strabone, Plinio e Silvio Italico la ricordano nei loro scritti. Provenienti dalle falde del vulcano preistorico monte Pruno, hanno dato vita a moderni complessi termali, dove è possibile sottoporsi a cicli completi di terapie per la cura di artrosi, artriti, reumatismi, gotta, malattie della pelle e dell'apparato respiratorio. Le acque fredde, minerali e oligominerali, curano le malattie dell'apparato digerente, regolano la pressione sanguigna e le funzioni epatiche. Le sorgenti termali che sgorgano dal fiume Sele sono quindici, distinte in tre gruppi in base alla composizione: salso-bromo-iodiche, solfuree e bicarbonato-alcaline. Ognuna delle sorgenti ha, quindi, una sua peculiarità terapeutica. Tra queste sorgenti le più famose sono: l'acqua sulfurea presente in località bagni di Contursi che sgorga a 42 gradi circa ed è considerata l'acqua più ricca di acido carbonico d'Europa, una caratteristica che la rende particolarmente utile per curare la forma cronica delle vascolopatie; la sorgente Cantani, l'acqua Radium e quella del Volpacchio. I fanghi che vengono utilizzati a scopo terapeutico e cosmetico negli stabilimenti termali fuoriescono direttamente con le acque e vengono fatti decantare sul fondo di apposite vasche, prima di essere utilizzati. Essi sono di colore bianco, di matrice naturale, e dunque differenti dai fanghi argillosi di colore grigio che vengono normalmente usati negli altri stabilimenti termali. Oggi sono attivi sul territorio vari stabilimenti termali con annesse strutture ricettive, confortevoli e ben organizzate.



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Antica Picentia presso odierna PontecagnanoDistanza: 25 Km

Il Parco archeologico urbano dell'antica Picentia si estende attualmente su una superficie di circa 10 ettari, nell’area dove un tempo sorgeva l’antico abitato. Progettato secondo un’impostazione non tradizionale che ne prevede il progressivo, futuro ampliamento su tutta l’area urbana antica (circa 85 ettari), si propone come centro di molteplici attività e interessi. La vasta area non esplorata, destinata a verde, ha la funzione tipica di un parco-giardino, dove si può trascorrere il tempo libero, in una cornice naturale recuperata alla fruizione. La parte archeologica visitabile, invece, copre una superficie di circa 500 metri quadrati: gli scavi hanno portato alla luce una zona della città che viene identificata , per la fase di età romana, con il centro di Picentia, nata nel 268 a.C. E’ visibile parte di un ampio asse stradale (m. 9,00 di larghezza) orientato in senso Est-Ovest, al quale si raccordano almeno due assi viari perpendicolari di larghezza inferiore; questi ultimi definiscono due isolati (insulae) di abitazione, nelle quali sono state individuate fasi costruttive databili tra il III sec. a.C. e il V-VI sec. d.C., periodo che segna il definitivo abbandono della città. Molto limitati sono invece i resti relativi dell’insediamento pre-romano sui cui resti fu costruita Picentia: si tratta di alcune strutture databili al IV sec. a.C., rinvenute al di sotto di una delle insulae. Il materiale rinvenuto dagli scavi l'antica Picentia è conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano intitolato agli "Etruschi di Frontiera" e che conserva anche i reperti dall'insediamento villanoviano, forse denominato "Amina", su cui sorse Picentia, oltre ai corredi funerari di circa 9000 tombe delle necropoli scoperte nella zona, databili dal 3000 a.C. al III secolo a.C Il percorso di visita segue un ordinamento espositivo che, snodandosi in senso cronologico, con sezioni dedicate all’illustrazione delle diverse epoche, dal periodo Eneolitico all’Età Romana, tenta di offrire al visitatore momenti di approfondimento sulla città e sul suo sviluppo urbano, sulle necropoli, sui santuari, sulle produzioni artigianali.



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Castello Arechi, Duomo di San Matteo e Museo Diocesano di SalernoDistanza: 30 Km

Il Castello di Arechi è un castello medievale, situato ad un'altezza di circa 300 metri sul livello del mare, che domina la città ed il golfo di Salerno. È detto di Arechi perché la costruzione di questa fortificazione si associa, tradizionalmente, al duca longobardo Arechi II. La più antica fase costruttiva, secondo alcune indagini archeologiche, risale al VI secolo ed è opera di maestranze goto-bizantine ai tempi di Narsete. Altri studiosi invece affermano che una prima fortificazione sul colle Bonadies fu costruita nel III secolo, in epoca tardo-romana. Il castello, tuttavia, assunse grande importanza militare nell' VIII secolo, con il principe longobardo Arechi II che, seppure non introdusse particolari modifiche al fortilizio, ne fece il cardine del sistema difensivo della città. Nel 774 questo principe considerò la posizione strategica della città e fece di Salerno la residenza della corte del ducato di Benevento. La città, infatti, rappresentava una testa di ponte per i commerci e per il controllo dei traffici con gli altri territori del Mediterraneo. Il Castello di Arechi offre una panoramica sulla città e sull'intero golfo di Salerno ed è circondato da un parco con percorsi naturalistici immersi nella macchia mediterranea.



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Il Duomo di Salerno fu costruito intorno al 1080 per volere di Roberto il Guiscardo e dedicato a San Matteo Apostolo. Sorge in un’area molto stratificata, su una chiesa paleocristiana eretta a sua volta sulle rovine di un tempio romano. Ha subito nel corso dei secoli diversi interventi di ristrutturazione e l’aspetto attuale rispecchia il rifacimento di epoca barocca mentre, dell’originario impianto romanico restano elementi decorativi nella chiesa, il campanile e l’atrio. Quest’ultimo, circondato da un porticato retto da 28 colonne con archi a tutto sesto rialzato, custodisce sarcofagi romani e medievali. La chiesa è a pianta a croce latina con tre navate, transetto e abside. Decorata da resti di affreschi, reperti di epoca romana e amboni del XII secolo con sculture e mosaici bizantini, la cattedrale è un vero Pantheon di Salerno. Dalla zona absidale si scende nella cripta ove si conservano le reliquie del santo patrono della città.



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Il Museo Diocesano, che dal 1991 ha sede nell’edificio dell’ex Seminario Arcivescovile, attiguo alla Cattedrale, fu fondato negli anni '30 del secolo scorso da Mons. Arturo Capone, insigne studioso salernitano che raccolse una cospicua parte dei materiali patrimonio dell’attuale istituzione. Il percorso espositivo, che illustra importanti testimonianze della cultura regionale dal Medioevo al XVIII secolo, si sviluppa in quattro sale, ciascuna dedicata ad un secolo di storia. Il nucleo dell’esposizione è rappresentato dal cosiddetto Ciclo degli avori, una raccolta di tavolette eburnee del Medioevo cristiano, databili ai primi decenni del XII secolo, raffiguranti episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Altrettanto degno di nota è l’Exultet, un rotolo in pergamena del XIII secolo, ricoperto di finissime miniature illustranti l’omonima preghiera che veniva recitata durante le liturgie della Settimana Santa. Rivestono grande interesse la sezione numismatica, che raccoglie monete risalenti alla Magna Grecia, e una collezione di medaglie pontificie del XV secolo.



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Antica Volcei presso odierna BuccinoDistanza: 35 Km

La rilevanza storica dell'antica Volcei è riassumibile nella posizione di controllo sulla bassa valle del Tanagro, sulla Piana del Sele e sul golfo pestano, in un territorio crocevia di genti e di culture, naturale raccordo di antiche strade ed itinerari fluviali. Qui, a partire dalla metà del IV sec. a.C., inizia ad emergere un gran numero di insediamenti ed alla fine del IV secolo a. C. nasce la città nella parte collinare del territorio, difesa da alte mura turrite. Alla fine del III secolo a. C. avviene lo scontro con Roma: Livio racconta che i Volceiani furono ammonititi dai Romani, rei di aver parteggiato per Annibale. Al termine della guerra annibalica inizia il processo di romanizzazione della città, ben visibile nei resti monumentali dei grandi edifici, nel complesso dell’arce e dalla realizzazione della via consolare che univa Reggio Calabria a Capua, da dove partiva la via Appia verso Roma. Gran parte del percorso della strada antica si è conservato nelle trame di un reticolo viario secondario ancor oggi in uso. All’interno dei lotti individuati si trovano molte delle ville romane costruite nel territorio di Volcei; alcune sono state riportate alla luce e testimoniano attività produttive e mosaici di pregevole fattura. La ricchezza del territorio si riflette nelle vicende della città ed è in questa fase che si struttura il municipium. Due eventi sismici del I e VII sec. d. C. danneggiano irrimediabilmente il centro urbano: più volte restaurata, ma priva di un programma di recupero del complesso urbanistico, Volcei perse nel corso del tempo la sua egemonia sul territorio ed in epoca medioevale Il ruolo egemone venne assunto da Conza, che divenne diocesi assorbendo il territorio che era stato di Volcei. Con l’arrivo dei Normanni e la costruzione della torre del castello, i resti degli edifici antichi divennero punto di riferimento imprenscindibile e base della nuova città di Buccino, che andò progressivamente riorganizzandosi e testimonia, nel nome, il raccordo con l’antica Volcei. Oggi è possibile visitare il Parco archeologico, situato nell'attuale centro storico di Buccino, ed Il Museo Archeologico Nazionale di Volcei, che sorge all'interno del convento quattrocentesco degli eremitani di Sant'Agostino, ed intitolato alla memoria di Marcello Gigante, illustre cittadino di Buccino.



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Villa Guariglia a Raito di Vietri sul Mare Distanza: 40 Km

Villa Guariglia è certamente il monumento più importante di Raito, frazione di Vietri sul Mare, porta della costiera amalfitana, in quanto ne custodisce e narra un'arte lunga cinque secoli: quella della ceramica vietrese. Prende il suo nome dal nobile proprietario Raffaele Guariglia che lo donò all’Amministrazione Provinciale di Salerno per farne un Centro di Studi. Durante la seconda guerra mondiale fu residenza di Vittorio Emanuele III di Savoia. Dal 1970, anno della morte dell’ambasciatore, il Centro Studi “Raffaele Guariglia” ha richiamato prestigiosi studiosi come Raffaele Cantarella e Giovanni Pugliese Carratelli, ed altri ancora.


Oggi Villa Guariglia ospita il Museo della Ceramica Vietrese. Il percorso espositivo, che occupa la Torretta e il piano terra della stessa residenza, mostra i pezzi in ceramica più rappresentativi della produzione del territorio. Definito da molti come "un vero e proprio viaggio tra le opere ceramiche più belle", la villa è circondata da un parco con tipica vegetazione mediterranea. Caratteristica è la sua conformazione a terrazzamenti e suggestivo il panorama che si gode dagli stessi, avente da sfondo il mare ed i paesini arroccati sulle pareti dei Monti Lattari.



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CastellabateDistanza: 40 Km

Il paese di Castellabate è situato sulla costiera cilentana e il suo territorio rientra completamente nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, dichiarato nel 1998 patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO. I suoi ambienti marini costituiscono l'area marina protetta di Santa Maria di Castellabate. Location del famosissimo film "Benvenuti al Sud", è una tappa obbligata nell'itinerario turistico del Cilento.



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Area archeologica Elea-Velia Distanza: 50 Km

L'antica città di Elea, che deriva il suo nome dalla sorgente locale Hyele, fu fondata intorno al 540 a.C. da un gruppo di esuli provenienti dalla città greca di Focea, nell'attuale Turchia, occupata dai Persiani. La città, nota nel V sec. soprattutto per le figure di Parmenide e Zenone, fondatori della famosa scuola filosofica eleatica, raggiunge un periodo di grande sviluppo in età ellenistica e in gran parte dell'età romana (fine IV a.C. - V sec. d.C.), quando il suo nome viene modificato in Velia. Con il Medioevo l'abitato si ritira sull'Acropoli, dove viene costruito un castello. Le strutture architettoniche della città antica sono immerse in una vasta area di macchia mediterranea e di rigogliosi uliveti costituendo uno splendido connubio tra archeologia e natura. Per questo motivo, è stato istituito il Parco Archeologico di Velia. Gran parte degli edifici risalgono all'età ellenistica e romana. Il vialetto d'ingresso costeggia la cinta muraria, lunga 5 km., che costruita già nel VI sec a.C., acquista la sua attuale fisionomia con la costruzione di circa 30 torri soltanto alla fine del IV sec a.C. per contenere l'avanzata dei Lucani. Davanti alle mura c'è una necropoli di età imperiale (I-II sec. d.C.) di cui sono visibili sepolture individuali e recinti funerari all'interno dei quali si raccoglievano diverse deposizioni.



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PollicaDistanza: 60 Km

Pollica sorge sulla costa del Cilento, a metà strada tra Castellabate e Velia, ed è nota per la vocazione principalmente al turismo balneare nelle frazioni di Pioppi ed Acciaroli. Nel 2006 ha ricevuto le cinque vele di Legambiente e la Bandiera Blu dalla FEE (Foundation for Environmental Education) per l'educazione ambientale, la qualità del mare e la meraviglia del paesaggio, risultando la prima delle 277 migliori località di mare italiane.

Fondata da profughi greci nel VII - VIII secolo, all'epoca dell'esodo dei monaci basiliani, Pollica si è sviluppata attorno alla chiesa di San Nicola a partire dal XVI secolo. La frazione più conosciuta è Acciaroli, borgo costiero diviso tra vocazione turistica e passione per la pesca, risorse ambedue vitali per lo sviluppo economico locale. Molto nota grazie alla bellezza del mare e alla funzionalità del suo porto sempre in attività anche nel periodo invernale, Acciaroli vantava tra i suoi estimatori anche lo scrittore Hemingway che qui ha soggiornato per un lungo periodo e pare abbia preso lo spunto per il suo famoso romanzo "Il vecchio e il mare" da un anziano pescatore.

Nell'altra nota frazione del paese, Pioppi sorge il Museo Vivo del Mare, struttura museale di interesse regionale, aperta al pubblico nel 1996 grazie agli sforzi congiunti dell’associazione Mare nostrum e dell’amministrazione comunale guidata dal compianto sindaco Angelo Vassallo. Situata presso il Palazzo Vinciprova, il Museo presenta al suo interno una decina di vasche distribuite in tre sale e in ciascuna di esse è rappresentato un habitat marino tipico delle coste cilentane. Il piano superiore ospita anche il Museo della Dieta Mediterranea, dedicato al medico epidemiologo americano Ancel Keys che visse oltre 40 anni a Pioppi, studiando il rapporto tra alimentazione locale e l’incidenza sulle malattie cardiovascolari, dimostrando le qualità benefiche della dieta mediterranea, attraverso l’assunzione di alimenti come l’olio extravergine di oliva, pesce azzurro, frutta e verdura. È possibile visitare la biblioteca personale del dott. Keys che lo studioso ha donato al Comune di Pollica, aperta al pubblico nel 1998. Il Museo è gestito dal gennaio del 2013 da Legambiente Onlus e rappresenta una delle strutture museali e didattiche più frequentate della regione Campania.

Nel 2010 l'Unesco ha iscritto la Dieta Mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'Umanità, riconoscendo un patrimonio rappresentato da un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, la promozione dell'interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. La Dieta si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all'agricoltura nelle comunità del Mediterraneo.



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Costiera Amalfitana - Amalfi e PositanoDistanza: 60 Km

La Costiera Amalfitana si estende dal Golfo di Salerno alla penisola sorrentina e comprende tredici paesi che vanno da Vietri sul Mare ad Amalfi. Si presenta al turista come un luogo nel quale storia, arte e cultura si fondono dando vita a scenari archeologici unici al mondo. Le cittadine e i villaggi della Costiera, oltre ad offrire sole e mare, sono anche ricchi di antichità: Greci, Romani e Saraceni hanno lasciato una traccia fondamentale della loro presenza in questo bellissimo territorio. L'antica repubblica marinara di Amalfi ha dato il nome all'omonimo tratto della penisola su cui sorge la costiera. Per la sua connotazione geografica unica si propone al turista come luogo incantato e di difficile fruizione turistica. Il più celebre monumento di Amalfi è certamente il Duomo in stile arabo-siciliano, ma è ricca di monumenti storici ed edifici sacri, con i mosaici ottocenteschi di Domenico Morelli e la cripta di stile romanico amalfitano. A pochi chilometri da Amalfi, sorge Positano, da sempre meta ideale di pittori, letterati e musicisti. Antico borgo marinaro, Positano è uno degli insediamenti più antichi della Costiera Amalfitana. Tipiche le tantissime "scalinate" che dall'alto del paese giungono in basso, alla spiaggia; inoltre, la maggior parte delle spiagge è raggiungibile via mare attraverso l’originale "metrò del mare".



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Grotte di PertosaDistanza: 65 Km

Le Grotte di Pertosa sono un complesso di cavità carsiche di grande rilevanza turistica, il cui ingresso è situato nel comune di Pertosa: si sviluppa nel sottosuolo dei vicini comuni di Auletta e Polla, a 263 m s.l.m., lungo la riva sinistra del fiume Tanagro. Molto estese tanto che ne risulta difficile una completa mappatura, la sequenza di cavità delle grotte scavano la parte settentrionale della catena dei monti Alburni e si suppone che la loro genesi ed evoluzione siano addebitabili a fenomeni tettonici ed all'oscillazione del livello di base della falda idrica (il calcare per crescere di un solo centimetro impiega ben 100 anni). Circa l'origine delle acque, è opinione largamente condivisa che quelle che fuoriescono dalle grotte di Pertosa-Auletta siano da collegare con uno o più punti di emergenza della falda freatica presente nel massiccio degli Alburni. Il fiume, chiamato Negro, dà a queste grotte una caratteristica particolare: esse sono infatti le uniche grotte non marine attraversate da un corso d'acqua. Risultano interessantissime per studi e ricerche della paleontologia. I reperti recuperati nel suo atrio dal Carucci che per primo le esplorò con finalità scientifiche tra il 1896 ed il 1898 provano, infatti, che la cavità fu abitata fin dall'età del bronzo-medio. Dai reperti archeologici recuperati, in primis vasi e vasetti utilizzati come bollitori del latte, si suppone che gli abitanti fossero per lo più pastori che vivevano su palafitte. Da anni il suggestivo scenario delle grotte di Pertosa ha ospitato lo spettacolo denominato “L’Inferno di Dante nelle Grotte”, il pubblico, diviso in gruppi, veniva affidato ad un “Dante” ed in compagnia di questi attraversava i dieci cerchi dell’Inferno, immaginato dal Sommo Poeta, ed in ognuno di essi, incontrava il personaggio o i personaggi che più lo caratterizzano, e con essi o grazie ad essi si dava “corpo”, “musica”, “immagine” e “vita” ai versi del Poeta.



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Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre AnnunziataDistanza: 65 Km

I resti delle antiche città romane di Pompei ed Ercolano sepolte dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. offrono un quadro ineguagliabile della società e della vita quotidiana nell'antichità classica. Entrambe città di origine Osca passarono sotto il dominio di diversi popoli, in seguito alla guerra sociale Pompei fu elevata al rango di colonia col nome di Cornelia Venera Pompeiana, mentre ad Ercolano fu accordato il rango inferiore di municipium. Gli scavi archeologici di Pompei hanno restituito i resti dell'antica città, presso la collina di Civita, alle porte della moderna Pompei, seppellita sotto una coltre di ceneri e lapilli durante l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., insieme ad Ercolano, Stabiae ed Oplonti. La città di Pompei è circondata da un cinta muraria di 3220 m., nella quale si aprono sicuramente sette porte più una ottava, Porta Capua, dall'esistenza incerta. Dell'antica città sono ben visibili il foro principale e gli edifici pubblici come il Capitolium (tempio dedicato alla triade divina di Giove, Giunone e Minerva), la Basilica (cioè il tribunale), e i bagni pubblici, compreso il foro triangolare, con due teatri. Il maggiore di questi è di origine greca, rimodellato però secondo il gusto romano. Tra gli altri edifici pubblici degni di nota sono le Terme Stabiane ben conservate. In realtà, Pompei, che era luogo di villeggiatura dei ricchi Romani per la salubrità del clima e l'amenità del paesaggio, è famosa per la sua serie di edifici civili, disposti lungo strade ben conservate. La Casa del Chirurgo è uno di questi, ma anche le case del Fauno e dei Casti Amanti sono esempi eccezionali dell'architettura dell'epoca. Tra queste, degna di nota è la Villa dei Misteri che prende il nome dalle notevoli pitture murali che raffigurano i riti di iniziazione ("i misteri" appunto), del culto di Dioniso. Una caratteristica peculiare di Pompei è la ricchezza dei graffiti sulle pareti di tutti gli edifici. Al momento dell'eruzione erano imminenti le elezioni e sui muri si trovano scritte e ideogrammi di natura politica e sessuale.



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Dell'antica Ercolano, che la leggenda vuole fondata da Ercole, sappiamo di meno a causa della profondità a cui è stata sepolta, anche se i suoi edifici sono meglio conservati. Sono stati riportati alla luce solo quattro dei venti ettari totali su cui originariamente si estendeva: era cinta da mura, definite dallo storico Lucio Cornelio Sisenna «piccole», con uno spessore che variava dai due ai tre metri. Come a Pompei, dopo le guerre sociali, le mura persero la loro funzione difensiva e vennero inglobate da edifici costruiti nelle loro prossimità: un esempio è visibile nella Casa dell'Albergo, vicino all'ingresso del parco archeologico. L'impianto urbano era di tipo ortogonale, classico dell'antica Grecia, con incroci ad angolo retto e con i decumani paralleli alla costa, a cui si incrociavano perpendicolarmente i cardini; questi ultimi, nei pressi della mura lungo la spiaggia, avevano ognuno una rampa con porta ad arco, in modo tale da consentire un diretto accesso al mare. Di Ercolano restano quindi ancora sepolti il Foro, i templi, numerose case e le necropoli: la parte attualmente visibile è stata divisa in diverse insulae, di cui solo quattro, la III, la IV, la V e la VI, sono completamente esplorate. I Bagni, il Collegio dei Sacerdoti di Augusto, un teatro, sono invece quasi intatti. Come pure la Casa del Bicentenario e la Casa dei Cervi, che hanno ampi cortili e una ricca decorazione. Ercolano era una ricca città commerciale e nei suoi magazzini hanno resistito alla distruzione anche gli orci e le giare con cui venivano trasportate le derrate alimentari.

 

L'area suburbana di Oplontis, l'attuale Torre Annunziata, subì la stessa sorte di Pompei ed Ercolano a cui era vicina pochi chilometri. Rinomato luogo di villeggiatura con saline e complessi termali, all'area appartengono la cosiddetta Villa di Poppea e quella di Lucio Crasso Terzo. In tutta l'area, che dal 1997 è considerata Patrimonio dell'Umanità, è possibile ammirare ancora oggi sculture, mosaici e pitture murali di rara bellezza.



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Certosa di PadulaDistanza: 80 Km

La Certosa di Padula è uno dei più importanti complessi monastici d’Europa, dichiarato dall’ Unesco Patrimonio dell’Umanità. L’impianto planimetrico rispecchia nella distribuzione e organizzazione degli spazi architettonici la vita religiosa dell’ordine certosino. Si suddivide infatti in due grandi aree: la “casa bassa”, più a contatto col mondo esterno, ove si svolgevano le attività di sostentamento della comunità certosina (spezieria, stalle, granai e depositi ubicati nella corte esterna) e la “casa alta” con gli spazi della vita comunitaria dei monaci (chiesa, cucina, refettorio, sala del tesoro e del capitolo) e gli ambienti di stretta clausura organizzati intorno al chiostro grande (celle dei monaci e giardini, appartamento del priore, biblioteca). Oggi la Certosa ospita il Museo Archeologico della Lucania Occidentale, interventi paesaggistici sui giardini delle celle realizzati nell’ambito della manifestazione “Ortus Artis” ed una vastissima collezione d’arte contemporanea con oltre cento opere realizzate durante le mostre “Le Opere e i Giorni” e “Fresco Bosco”.



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Capri e le Isole FlegreeDistanza: 90 Km

Vengono definite Isole Flegree le isole del Golfo di Napoli: Ischia, Procida, Vivara e Nisida. Il nome deriva dalla comune appartenenza di queste isole all'area geologica dei Campi Flegrei. L'isola di Capri, pur situata nel golfo di Napoli, non viene generalmente compresa nell'arcipelago flegreo, in quanto appartenente ad un'altra area geologica. Insieme le isole flegree e Capri formano l'Arcipelago Campano. Capri è situata di fronte la penisola sorrentina a cui inizialmente era unita, salvo essere successivamente sommersa in parte dal mare e separata quindi dalla terraferma, dove oggi si trova lo stretto di Bocca Piccola. La storia di Capri è legata a quella del Mar Mediterraneo e alle popolazioni che lo hanno attraversato. Essa è l'isola mediterranea che ha visto nel tempo transitare intellettuali, artisti e scrittori, tutti rapiti dalla sua magica bellezza. Caratteristici di Capri sono i celebri Faraglioni, tre piccoli isolotti rocciosi a poca distanza dalla riva che creano un effetto scenografico e paesaggistico unico al mondo; ad essi sono stati attribuiti anche dei nomi per distinguerli: Stella per quello attaccato alla terraferma, Faraglione di Mezzo per quello frapposto agli altri due e Faraglione di Fuori (o Scopolo) per quello più lontano dall'isola. La costa è frastagliata con numerose grotte e cale che si alternano a ripide scogliere. Le grotte, nascoste sotto le scogliere, furono utilizzate in epoca romana come ninfei delle sontuose ville che vennero costruite qui durante l'Impero. La più famosa è senza dubbio la Grotta Azzurra, in cui magici effetti luminosi furono descritti da moltissimi scrittori e poeti. L'imperatore Tiberio fece dell'Isola azzurra una degna residenza imperiale, costruendovi ben dodici ville, ognuna intitolata ad una divinità. Alla più sontuosa diede il nome di Villa Jovis, situata in uno dei luoghi più inaccessibili dell'Isola, in cima al Monte Tiberio, sulla sommità della parte orientale dell'isola, circondata da una folta vegetazione ed in un posto strategico: dalla sua posizione si può osservare l'intero Golfo di Napoli, l'isola di Ischia, Procida, la Penisola Sorrentina e il Golfo di Salerno fino alle terre del Cilento.



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Ischia, posta all'estremità settentrionale del golfo di Napoli e a poca distanza dalle isole di Procida e Vivara, è la maggiore delle Isole Flegree. Secondo le più recenti teorie, è di origine interamente vulcanica e le sue acque termali sono ben conosciute ed utilizzate fin dall'antichità. I Romani vi costruirono varie Thermae pubbliche ed utilizzarono sicuramente e proficuamente le numerose sorgenti dell'Isola, come dimostrano le tavolette votive rinvenute presso la Sorgente di Nitrodi a Barano d'Ischia, dove sorgeva un tempietto dedicato ad Apollo ed alle Ninfe Nitrodie, custodi delle acque, anche senza fastosi insediamenti; nell'Isola infatti non sono state rinvenute, come invece a Roma ed in altri centri termali dell'antichità, imponenti vestigia di edifici termali probabilmente per le eruzioni vulcaniche ed i terremoti che frequentemente ne hanno violentemente scosso le balze.



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Costiera SorrentinaDistanza: 90 Km

La costiera sorrentina è il tratto di costa campana, situato a nord della penisola sorrentina, che si affaccia sul golfo di Napoli; è delimitato ad est da Sant'Agata sui Due Golfi, comune che funge da divisoria tra la costiera sorrentina e quella amalfitana e a nord-ovest da Castellammare di Stabia. È un tratto di costa famoso in tutto il mondo per la sua bellezza naturalistica, paesaggistica e gastronomica, nonché sede di importanti insediamenti turistici. Il tratto prende il nome dalla città di Sorrento, la più rilevante della zona e nucleo centrale della costiera: il suo centro storico mostra ancora il tracciato ortogonale delle strade di origine romana, mentre verso monte è circondato dalle mura cinquecentesche. Vi si trovano il Duomo, riedificato nel XV secolo con facciata neogotica, e la Chiesa di San Francesco d'Assisi, con un notevole chiostro trecentesco, con portico arabeggiante ad archi che s'intrecciano su pilastri ortogonali. Nel museo Correale di Terranova sono esposte collezioni di reperti greci e romani e di porcellane di Capodimonte, con una sezione di pittura del XVII-XIX secolo; dal parco si gode, inoltre, una magnifica vista sul golfo. La costiera sorrentina è nota anche per i suoi prodotti tipici, come il limoncello, liquore ottenuto dai limoni della zona di Sorrento o Capri, che si affaccia dirimpetto a Massa Lubrense. Sulla punta della costiera, infine, è presente l'area naturale Baia di Ieranto e l'area naturale marina protetta Punta Campanella.



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Centro Storico di NapoliDistanza: 95 Km

Visitare il centro storico di Napoli significa attraversare venti secoli di storia. La planimetria delle strade, le piazze, le chiese, i monumenti, gli edifici pubblici e i castelli costituiscono uno scrigno di tesori artistici e storici di eccezionale portata, tanto da meritare l’iscrizione, nel 1995, ai siti del patrimonio dell’UNESCO. Il centro storico di Napoli, il più vasto di Europa, raccoglie, dunque, testimonianze di diversi stili e periodi, dalla fondazione, nell’VIII sec. a. C., della colonia greca Partenope alla successiva dominazione romana, dal periodo Svevo-Normanno al regno angioino, dall’Impero aragonese ai Re di Francia fino ad arrivare a Garibaldi e al Regno d’Italia. Poco sopravvive, oggi, della città greca delle origini, rintracciabile nei resti delle muraglie difensive dell’area nord-occidentale della città e in pochi altri punti d’interesse, fra cui via Mezzocannone. Il XIX secolo portò in dote alla città una profonda riorganizzazione degli spazi e della planimetria cittadina, che rese Napoli la metropoli moderna che possiamo visitare oggi. Una metropoli che, come nessun’altra, sa fondere l’antico con il moderno, i suoi gioielli d’arte e storia con la bellezza indimenticabile dello scenario naturale che fa loro da sfondo. Una città con un’anima tutta particolare, senza tempo né confini.



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Verde IrpiniaDistanza: 100 Km

L’Irpinia è una regione storico-geografica dell'Italia meridionale, facente parte della piu vasta regione storica del Sannio, polmone verde campano ed oggi ricompresa nella provincia di Avellino. Le principali attrattive turistiche sono il comprensorio sciistico di Laceno, con il lago omonimo, il monte Terminio ed alcuni borghi che fanno parte dell'associazione dei Borghi più belli d'Italia. Di rilievo inoltre il centro storico di Gesualdo con il castello che fu dimora del Principe dei Musici Carlo Gesualdo, Rocca San Felice, Calitri ed il borgo medievale di Castelvetere. Fra le mete religiose il Santuario di Montevergine, a Mercogliano, il Santuario di San Gerardo, nel comune di Caposele ed il Santuario di Carpignano a Grottaminarda. L'Irpinia è famosa per la produzione di vino: tra i più pregiati vi sono il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo, l'Aglianico ed il Taurasi. Altri prodotti tipici sono i gustosi formaggi locali, tra i quali il caciocavallo podolico.



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Palazzo Reale di Caserta con il parco, l’Acquedotto vanvitelliano e il Complesso di S. LeucioDistanza: 100 Km

L’eccezionale complesso monumentale di Caserta, creato da Carlo III di Borbone alla metà del XVIII secolo al fine di rivaleggiare con Versailles e Madrid, è composto da un sontuoso palazzo con il suo parco, i giardini, un’area naturale boschiva, i padiglioni di caccia e un complesso industriale per la produzione della seta. Si tratta di una chiara e concreta espressione del periodo illuminista, ben integrata e non imposta nel proprio contesto ambientale. La Reggia di Caserta ha una pianta rettangolare articolata su corpi di fabbrica affacciati su quattro grandi cortili interni e si estende su una superficie di circa 47.000 metri quadrati per un’altezza di 5 piani pari a 36 metri lineari. Un imponente portico costituisce l'ideale collegamento con il parco e la cascata, posta scenograficamente al culmine della fuga prospettica così creata. Lo scalone d’onore, invenzione dell’arte scenografica settecentesca, collega il vestibolo inferiore e quello superiore, dal quale si accede agli appartamenti reali. Sul vestibolo superiore, di fronte al vano dello scalone d'onore, si apre la Cappella Palatina. Progettata dal Vanvitelli fin nelle decorazioni, è di certo l'ambiente che più di ogni altro mostra una chiara analogia con il modello di Versailles. Il teatro di Corte, ubicato nel lato occidentale della Reggia, è un mirabile esempio di architettura teatrale settecentesca. La tradizionale visita nella Reggia di Caserta si è arricchita di recente di percorsi inediti che offrono al visitatore la possibilità di scegliere le modalità i tempi e le tematiche più aderenti ai propri interessi e curiosità culturali.



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Chiesa di Santa Sofia a BeneventoDistanza: 100 Km

La chiesa di Santa Sofia fu fondata dal duca Gisulfo II e completata da Arechi II, genero del Re Desiderio, non appena divenne Duca di Benevento. Essa, costruita accanto ad una abbazia benedettina, fu portata a termine nell’anno 762, forse come Chiesa nazionale del popolo longobardo, e fu la più ardita e fantasiosa costruzione dell’alto Medioevo. Arechi II vi annesse una comunità di suore, anch'esse benedettine, incorporandola al Cenobio preesistente, ed intitolò il tutto, pare su suggerimento di Paolo Diacono, alla Santa Sofia, cioè alla Santa Sapienza, a somiglianza del più famoso tempio giustinianeo di Costantinopoli. Questa abbazia, in seguito a donazioni e lasciti, divenne una delle più potenti dell’Italia meridionale; essa raggiunse l’apogeo nel secolo XII, non solo per la sua chiesa monumentale ma anche per il suo "scriptorium" dove si usò la scrittura beneventana divenuta famosa nel mondo. Santa Sofia ebbe così risonanza anche fuori d’Italia ed un trovatore francese del XII secolo fa celebrare in essa le nozze di un Re. In seguito, seguendo la sorte di quasi tutti i monasteri, decadde fino ad essere abbandonata dai Benedettini nell’anno 1595. La chiesa di Santa Sofia si presenta come un edificio di eccezionale interesse nell’ambito dell’architettura europea del primo medioevo ed è una delle strutture longobarde più complesse e meglio conservate dell'epoca che, sulle pareti, mostra ancora importanti brani dei cicli pittorici altomedievali, testimonianza più alta della "pittura beneventana" . Di grande interesse storico-architettonico il chiostro, che oggi ospita il Museo del Sannio.



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