La collina di Montedoro, che sovrasta il centro antico di Eboli, è caratterizzata da fianchi scoscesi di forma allungata in senso N-E⁄S-O, lambita ad est ed ovest da due corsi d'acqua, l'Ermice ed un affluente del torrente Tiranna. Negli anni compresi tra il 1973-1984 la Soprintendenza Archeologica di Salerno, in collaborazione con una equipe di studiosi francesi, condusse degli scavi lungo il versante nord ed est della collina e mise in luce ampi tratti della linea di fortificazione, un abitato e un'area di culto. Nella parte alta della collina, nei pressi della chiesetta di San Giuseppe, gli scavi condotti evidenziarono quanto restava di un fondo di capanna pertinente ad un abitato e poco distante tracce di una sorta di fornace in argilla. Da questo contesto provengono numerosi frammenti ceramici, tra i quali, di notevole interesse, un gruppo realizzati in argilla figulina dipinta, classificabili al periodo Miceneo III C1. Sulla base dei materiali rinvenuti, l'impianto dell'abitato è riferibile in linea di massima alla fase del Bronzo Finale. In questa stessa area, furono individuati un numero imprecisato di ambienti pertinenti ad un abitato, racchiuso all'interno del circuito murario. L'analisi condotta sulle diverse classi ceramiche recuperate, ha consentito di inquadrare cronologicamente la fase finale di questa area di frequentazione tra la seconda metà del IV e la metà del III sec. a.C. Lungo le pendici occidentali del colle, sono stati recuperati numerosi frammenti ceramici riferibili alla prima Età del Ferro, che attestano la frequentazione del sito anche in questa fase cronologica.
Un'intensa attività di ricerca e di scavo fu intrapresa su tutto il territorio ebolitano da due studiosi locali, Antonio Matta e Girolamo Romano, dal 1829 al 1832; nel caso specifico per la collina di Montedoro va attribuito loro il merito di aver individuato e segnalato per la prima volta la presenza di due tratti di "...mura massicce di poligonia costruzione..." dei quali "...il primo è circa 30 palmi lungo e 16 alto e forma una figura circolare. Al di sopra di questo sta uno spaccato, che sembra una loggia. Ventidue palmi più sopra è l'altro tratto più piccolo del primo per lunghezza e larghezza...". Negli anni compresi tra il 1973 e 1975 la stessa equipe di studiosi francesi, condusse altre campagne di scavo lungo il versante nord-est della collina con l'intento di seguire l'andamento e lo sviluppo del circuito murario; le indagini portarono a conoscenza del fatto che la linea di fortificazione si caratterizzava dalla presenza contemporanea, di tecniche costruttive leggermente differenti: in opera quadrata nel versante Nord e in poligonale molto accurato in quello ad Est. Gli elementi disponibili dedotti dalla documentazione dello scavo, hanno permesso di inquadrare una fase di occupazione della cinta muraria compresa tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. Nel versante meridionale del pianoro furono scavati alcuni ambienti pavimentati in cocciopesto riferibili ad un area di culto. L'edificio, sembra sia stato interessato nel corso del tempo da risistemazioni che ne hanno modificato in parte lo sviluppo planimetrico. Nella stessa area, durante gli anni Cinquanta, fu recuperata una stipe votiva (il materiale è attualmente esposto nel Museo Archeologico Nazionale di Eboli) caratterizzata dalla presenza di materiali votivi, tra cui una statuetta raffigurante un giovane dalla corta capigliatura ricciuta che indossa una tunica, rappresentato con le gambe innaturalmente divaricate e volutamente mutile all'altezza delle ginocchia. Le fasi di vita o di utilizzo di tale edificio sono inquadrabili tra gli inizi del III sec. a.C. fino alla prima età imperiale.
Un'intensa attività di ricerca e di scavo fu intrapresa su tutto il territorio ebolitano da due studiosi locali, Antonio Matta e Girolamo Romano, dal 1829 al 1832; nel caso specifico per la collina di Montedoro va attribuito loro il merito di aver individuato e segnalato per la prima volta la presenza di due tratti di "...mura massicce di poligonia costruzione..." dei quali "...il primo è circa 30 palmi lungo e 16 alto e forma una figura circolare. Al di sopra di questo sta uno spaccato, che sembra una loggia. Ventidue palmi più sopra è l'altro tratto più piccolo del primo per lunghezza e larghezza...". Negli anni compresi tra il 1973 e 1975 la stessa equipe di studiosi francesi, condusse altre campagne di scavo lungo il versante nord-est della collina con l'intento di seguire l'andamento e lo sviluppo del circuito murario; le indagini portarono a conoscenza del fatto che la linea di fortificazione si caratterizzava dalla presenza contemporanea, di tecniche costruttive leggermente differenti: in opera quadrata nel versante Nord e in poligonale molto accurato in quello ad Est. Gli elementi disponibili dedotti dalla documentazione dello scavo, hanno permesso di inquadrare una fase di occupazione della cinta muraria compresa tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. Nel versante meridionale del pianoro furono scavati alcuni ambienti pavimentati in cocciopesto riferibili ad un area di culto. L'edificio, sembra sia stato interessato nel corso del tempo da risistemazioni che ne hanno modificato in parte lo sviluppo planimetrico. Nella stessa area, durante gli anni Cinquanta, fu recuperata una stipe votiva (il materiale è attualmente esposto nel Museo Archeologico Nazionale di Eboli) caratterizzata dalla presenza di materiali votivi, tra cui una statuetta raffigurante un giovane dalla corta capigliatura ricciuta che indossa una tunica, rappresentato con le gambe innaturalmente divaricate e volutamente mutile all'altezza delle ginocchia. Le fasi di vita o di utilizzo di tale edificio sono inquadrabili tra gli inizi del III sec. a.C. fino alla prima età imperiale.
Gli stessi, attingendo al patrimonio di storia locale, informano che il sito fu spogliato nel 1640 di parte delle strutture, che vennero utilizzate per "lastricare" l'attuale centro storico; quest'atto segnò l'inizio di un'opera di saccheggio che ha fatto del luogo una cava per pietre da costruzione fino ad epoche molto recenti. Dai dati di studio dei ricercatori si ricava che la collina del Montedoro rappresenta il luogo originario dell'insediamento o comunque il polo principale di aggregazione del sito, rivestendone verosimilmente fino all'epoca romana le funzioni di centro religioso e politico. Gli altri rilievi ai suoi piedi e la pianura sottostante sono state destinate - dal IX secolo a.C. all'età romana - alla sepoltura dei defunti. Le prime significative strutture di abitato rinvenute risalgono invece all'Età Ellenistica (III-II secolo a.C.). Attualmente il Parco archeologico di Montedoro non è visitabile. I rinvenimenti del sito sono stati conservati nel Museo Archeologico di Eboli e della Media Valle del Sele.