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Domenica delle Palme: festività carica di simbologie e suggestioni
Domenica delle Palme: festività carica di simbologie e suggestioni
Domenica, 10 Aprile 2022 00:00 - 10 Aprile 2022

La Domenica delle Palme è una festività carica di simbologie e di suggestioni che si perdono nella notte dei tempi e si stringono attorno all’immagine di un ramoscello di olivo, intramontabile simbolo di pace, espresso nella semplicità di un arbusto intriso del profumo di una terra che, dopo il castigo e la distruzione, torna a fiorire.

La Domenica delle Palme segna l’inizio della Settimana Santa, durante la quale si ricordano gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo scanditi dalla Passione, la Morte e la Risurrezione. Si celebra l’ingresso di Gesù a Gerusalemme sulla sella di un’asina in segno di umiltà, accolto dai pellegrini che sventolavano nelle mani, in segno di riconoscimento e di accoglienza, un mazzetto di rami di tre alberi: la palma, simbolo della fede, il mirto, simbolo della preghiera e il salice, le cui foglie chiuse alludevano al silenzio della preghiera. L’episodio rimanda all’ebraica festa di Sukkot detta anche delle capanne, quando i fedeli si recavano in processione al tempio di Gerusalemme.

Una prima notizia della benedizione delle palme sull’altare ci giunge dalla Gallia e risale al VII secolo. Non si teneva però la processione, documentata nel IX secolo e introdotta definitivamente a Roma nell'XI secolo. Il Papa distribuiva le palme benedette in una cappella del suo palazzo e, da lì, si avviava la processione verso la Basilica mentre i fedeli tenevano le palme tra le mani e avanzavano cantando. Possiamo dire che la celebrazione della Domenica delle Palme nelle forme liturgiche attuali, che purtroppo non potranno essere concretizzate nella particolare emergenza in cui ci troviamo, è stata introdotta nel XII secolo.

Emblema per eccellenza di questa celebrazione è l’olivo, la pianta sintesi dell’identità mediterranea, che ci dona uno dei prodotti che nel profumo, nei colori e nei sapori racchiude la storia della nostra terra: l’olio extravergine d’oliva, il re delle nostre tavole, l’ingrediente tipico della cucina della tradizione, le cui piante prosperano sui pendii assolati e definiscono i contorni di un paesaggio rigoglioso e verdeggiante.

L’olio è utilizzato da millenni ed è presente anche nella liturgia cristiana, dove prende il nome di “crisma”, viene consacrato dal vescovo ogni anno il giovedì santo e viene usato per l’amministrazione di alcuni sacramenti (il battesimo e la cresima) come pure nella consacrazione dei vescovi, della chiesa e dell’altare.

La sua pianta ha origini antichissime, le testimonianze che ci sono giunte, confermano la sua presenza già nella preistoria; nel tempo ha attraversato la storia dell’umanità, mantenendo salda la sua significazione di pace, di fede e di riconciliazione.
Attraversa le epoche e la letteratura, quest’ultima, da sempre, privilegiata trasposizione dei tempi che ci restituisce di essi gli aspetti e le sfumature più suggestive. Basti citare il poeta greco Omero che sceglie proprio un ramo d’olivo per accecare Polifemo per mano di Ulisse, come anche è scavato nel tronco di un ulivo il letto nunziale del Re di Itaca e di Penelope, assumendo qui il significato di unione salda e duratura.

Nell’antica Grecia la leggenda vuole che il primo olivo del mondo provenga dalla lancia di Atena ed è per questo sacro. Ed anche a Roma era considerata una pianta sacra, secondo tradizione i gemelli divini Romolo e Remo nacquero proprio sotto un albero d’olivo, che intrecciato in corone era anche simbolo insigne per uomini illustri.

Ma è la Genesi che ci restituisce l’episodio che più di tutti racchiude il suo significato profondo. La colomba liberata da Noè dopo il diluvio universale fece ritorno con un ramoscello di ulivo nel becco, simbolo di rigenerazione dopo la distruzione e di riconciliazione di Dio con l’umanità dopo il castigo, così la terra rigenerata dal perdono torna a fiorire e a generare.

I riferimenti e le simbologie sono innumerevoli e l’ulivo torna continuamente nel corso della storia.  Una tradizione diffusa in alcuni paesi e soprattutto nel nostro Meridione, vede, nel giorno di Pasqua, il capo famiglia, prima di mangiare, benedire la tavola imbandita con un ramoscello di ulivo bagnato nell'acqua benedetta durante la veglia pasquale.

Mariapia Mercurio

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