La famiglia Romano, tra le più note ed antiche di Eboli, prese parte attiva alla vita religiosa e politica della città: dodici componenti di tale ceppo chiesero di farsi sacerdoti, quattro furono sindaci di Eboli, altri due furono notai; tra i vari membri si distinguono Giuseppe Romano, per la sua attività di scrittore ed Antonio Romano, che fu archeologo e scrittore.
La ricchezza di tale famiglia è testimoniata dal possesso della chiesetta di Sant’Anna a Portadogana, accanto al proprio palazzo, di una cappella nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, e di una propria sepoltura nella chiesa di San Francesco d’Assisi, in Eboli. I Romano strinsero legami con varie famiglie nobili ebolitane e vi fu anche un matrimonio tra consanguinei: Francesco Antonio Romano ed Antonia Criscillo erano cugini e, dopo aver ottenuto la dispensa papale e fatta la penitenza, si sposarono nel 1636.
Dal Catasto Onciario di Eboli del 1753 risulta: "Antonio Romano, capo famiglia. Rosaria Fungaroli di Caposele, moglie. Angela Criscillo, madre. Suor Colomba, sorella. Rosa, Mariangela, Berniero, figli. Due servi. Abita in casa propria nel luogo detto Sant’Anna. Possiede: una casa…un oliveto…una vigna".
In Via Attrizzi la famiglia Romano deteneva un Palazzo signorile seicentesco che presenta una volumetria unitaria, una pianta irregolare a forma di “L” e che affaccia su un pendio degradante nonostante il prospetto principale sia in piano.
Questo ultimo consta di tre balconi con mensole in pietra modanata, al di sopra dei quali, nel sottotetto, si trovano aperture lobate; al primo livello, invece, si colloca il portale in pietra con decorazioni e riquadri in volute. Il concio di chiave ospita un pregevole stemma della famiglia raffigurante uno scudo diviso in due sezioni: in quella di sinistra, una mano stringe tre spighe; in quella di destra, un leone rampante è sormontato da un sole e da una stella cometa. Un cornicione modanato corona l’edificio.