Dell’antica e nobile famiglia Novella esistono riferimenti nelle cronache ebolitane fin dal secolo XIV. Molto agiata e benestante, potrebbe riallacciarsi a Guglielmo Auger o Augier Novella, giullare, nato in Francia, intorno al 1185 e passato in Italia al tempo di Federico II di Svevia.
Otto componenti di tale famiglia, vissuta ad Eboli per quasi sette secoli, chiesero di farsi sacerdoti, cinque altri furono sindaci del paese, una fu badessa del convento benedettino di Eboli in cui altre sei femmine presero i voti. Donato Novella era giudice nel 1503; Giovan Pietro, nella prima metà del 1500, esercitava la professione di notaio; Pietro, nel 1525, era uditore della corte ducale di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno. Lo stesso acquistò dai Padri Conventuali del convento di San Francesco d’Assisi, la cappella dell’Epifania (1534). Ma il personaggio più famoso ed importante della famiglia Novella, vissuto sempre nel secolo XVI, è stato il Padre Cappuccino Roberto da Eboli. Tra gli altri componenti di tale famiglia si annoverano il canonico Vito Novella che, nel 1779, fece eseguire, a sue spese, nella chiesa di Santa Maria della Pietà l’altare che è contrassegnato dallo stemma della sua famiglia, e Raffaele Novella che, nel 1799, era fiscale della Reale Amministrazione di Persano.
Nella metà del 1800 non troviamo, in Eboli, alcun componente della famiglia Novella, però si ricorda Vincenzo Morgigni Novella, abitante a Salerno, giudice della Gran Corte Civile di Napoli.
In Via Attrizzi è possibile ammirare il Palazzo signorile della famiglia Novella di origine cinquecentesca, delimitato da stretti vicoli e caratterizzato da una pianta irregolare che, unita alla pendenza del terreno, determina una volumetria compatta ed articolata.
L’edificio, preceduto da un atrio, presenta un portale a conci di pietra modanata che immette in un cortile quadrato, sulla cui sinistra si sviluppa la rampa d’accesso al piano superiore, servito da un ballatoio ad L poggiante su voltine.
Frontalmente vi è un portale in pietra modanata sormontato dalla data 1605 e dallo stemma gentilizio della famiglia raffigurante una colomba con un ramoscello d’ulivo, il tutto d’argento.